L’Unità di ricerca di Roma intende centrare l’indagine sui temi della qualità della vita e del benessere a partire da una prospettiva etnografica minuta in rapporto a tre piccoli paesi del Lazio, della Campania e della Sardegna. Benessere e qualità della vita come concetti da ridefinire (rispetto agli indicatori Censis, Istat o Eurispes) anche alla luce delle fragilità portate dalla pandemia Covid19, che ha mostrato l’intrinseca fragilità delle aree più urbanizzate, suggerendo un rovesciamento dell’idea stessa di marginalità e un ripensamento del rapporto tra centro e periferia. In che modo gli abitanti di queste piccole comunità a lungo considerate marginali percepiscono il territorio in termini di qualità della vita (Jackson 2011)? Come vivono la loro quotidianità nelle pratiche minute della vita locale e che rapporto hanno con lo spazio e l’ambiente naturale, con la “presa in cura” territoriale in termini ambientali, culturali, patrimoniali, relazionali, economici? La domanda di fondo vuole esplorare in chiave critica il rapporto tra percezione dei luoghi, categorie “globali” e pratiche di vita nelle possibili forme di agentività locale. In questo ripensamento del concetto di “qualità” particolare attenzione sarà rivolta a: stili di vita e pratiche motorie (il camminare) anche in rapporto a indicatori come la “longevità”; persistenza di attività economiche primarie diffuse come l’autoconsumo; “presa in cura” individuale e collettiva del territorio come investimento morale e affettivo.
Luoghi oggetto di indagine: Marta, Lazio (3.300 ab. circa); Serino, Campania (6.900 ab. circa); Isola dell’Asinara – Comune di Porto Torres, Sardegna; Fiamignano – Rieti, Lazio (1.200 ab. circa).